La “Venere influencer”, nel 2023 fa il suo “sporco” e duro lavoro: vendere la destinazione

La Venere di Botticelli in versione influencer, nel 2023 fa il suo “sporco” e duro lavoro cioè rappresentare con immediatezza la complessa e forse inenarrabile meravigliosa Italia per vendere la destinazione.
In fondo è questo lo scopo di ogni campagna di pubblicitaria che si rispetti: vendere!

C’erano altri modi? Sicuramente si! Si poteva fare diversamente e meglio? Certamente!

Però credo che la nuova campagna che pubblicizzerà l’Itala all’estero e accompagnerà gli stessi turisti nel loro moderno “Gran Tour” nel nostro Paese non è così fuori luogo rispetto al contesto che viviamo.

GIUSTISSIMO ESSERE CRITICI

Innanzitutto la campagna è firmata dal gruppo Armando Testa e non prodotta da mio cugino che ha seguito qualche tutorial di marketing ed è uno smanettone.

Secondo aspetto sarà la nuova campagna mondiale che promuove l’Italia e dovrà dar da vivere al settore del turismo che ha sempre vissuto di luce propria per le qualità lasciate dalla storia e dalla natura, improvvisazione, individualismo etc etc …
Terza cosa penso che è realizzata con un un grosso investimento di soldi pubblici e personalmente non concedo più errori sopratutto dopo che ho messo 2 creature al mondo e dopo un periodo come quello post pandemia etc etc …

In ultimo ho letto prevalentemente critiche anche autorevoli che rispetto e leggo, ma - innamorato delle cause perse e delle sfide difficili- provo a dire la mia opinione sulla campagna #venereitalia23 .

È super criticata la nuova campagna del Ministero del Turismo denominata “Italia Open to meraviglia” dove il volto delle Venere di Botticelli viene - mi si conceda il termine - “Photoshoppato” su corpi di donne snelle, moderne, al passo con i tempi e in posa selfie davanti alle varie bellezze monumentali, paesaggistiche e via dicendo della nostra meravigliosa Italia.

NELL'ERA DEL TUTTO FALSO VINCE L'ICONICA VENERE 

L’immagine della campagna è un falso ma lo è in modo dichiarato che perfettamente si allinea ai tempi dove il fake è ormai un fattore endogeno alla società.
Dalle fake news, alle false informazioni istituzionali provenienti anche da personaggi importanti, addirittura da governi democratici oltre che da dittature, da istituzioni anche scientifiche e che spaziano su argomenti di un certo valore strategico, dal falso per assoluto che arriva dall’irrompente Intelligenza Artificiale (IA o AI) con ChatGPT solo per citarne una o quella che ha creato il corto circuito.
Se pensiamo agli influencer moderni in carne ed ossa siamo consapevoli che nella loro vita c’è una buona dose di falso o comunque d’irreale se non altro perchè sappiamo che quello è un mestiere e non tutti possiamo permetterci quella vita dove ogni gesto quotidiano è subordinato a produrre profitto lasciando pochi spazi per una sana doccia di autenticità. Ma comunque amiamo seguirli/le nel bene e nel male anche perchè una dose di razionalità ci dice che è il mestiere più recente del mondo ma rende, funziona ed è anche legalizzato al contrario di quello più vecchio del mondo o del nostro per il quale abbiamo dovuto studiare duro e fare sacrifici.

LA VENERE È PARTE INTEGRANTE E ATTORE PROTAGONISTA DELL'ITALIA

Trovo interessante ma sopratutto intelligente il fatto che un simbolo assoluto dell’arte pittorica italiana e dell’italianità si sia concessa per diventare influencer rubando il posto di lavoro addirittura ad influencer spesso iper pagate e talvolta prive di ogni spessore se non quello economico (non tutti/e ovviamente) o comunque prestate con umano consenso al ruolo di ambassador e profondamente falsi conoscitori ma solo per un periodo di tempo utile allo spot!
L’immateriale Venere di Botticelli ha più di tutti i personaggi reali le carte in regola per rappresentare l’Italia e può farlo senza scheletri nell’armadio o senza alcun rapporto di subordinazione che poteva dare adito a finzione umana e cose che in Italia - e non solo - sappiamo che accadono …

IL RUOLO DELLA GENERAZIONE Z

L’immagine scelta per la nuova campagna mette insieme passato e presente, quest’ultimo rappresentato da uno stereotipo moderno impersonificato nella Venere-influencer che crea dissapori ma che merita una riflessione senza farsi prendere dalla fretta di giudicare con qualche pregiudizio e sopratutto dopo le brutte esperienze di comunicazione sfornate nel passato dallo stesso dicastero del turismo.

Che ci piaccia o no, probabilmente la fetta di target che -oggi- più può interessare il Paese Italia in termini di mercato turistico è proprio quella della Generazione Z (1997-2012).

Lo dicono gli studi di settore come quello realizzato nel 2023 dall’Osservatorio Ernst & Youn dove emerge che la Generazione Z potrebbe rivelarsi il target più interessante per le agenzie di viaggi perchè sono disposti ad anteporre la qualità e il valore dell’esperienza alla convenienza e sono disposti e a spendere perché se lo possono permettere.

VENERE NON TRADISCE LE ASPETTATIVE

Una campagna dunque basata sulla finzione dichiarata alla quale siamo abituati e ormai anche viziati ma che non crea aspettative rispetto ad una bellezza del nostro Patrimonio che difficilmente può essere rappresentata in termini pubblicitari moderni.

La Venere influencer attira non certo mia mamma, ma sicuramente mia cugina della generazione Z e molti della generazione Alpha che non dovrebbe frequentare i social network ma che inevitabilmente ne annusano l’aria e i personaggi di spicco facendo di conseguenza pressione sui genitori in termini di scelte e quindi anche di destinazioni di viaggio.
Ben il 65% delle mamme ritengono che il loro figli è in grado di influenzare le prenotazioni delle vacanze in famiglia (Fonte: Sparks & Honey).

L’attenzione dell’industria turistica alla Generazione Z era emersa con forza già nell’ultimo TTG di Rimini (ottobre 2022). Nel mondo la popolazione apparente alla Generazione Z rappresenta il 32% della popolazione che a livello globale muove 143 miliardi di dollari di consumi.
Questa fetta giovane di utenza sembra anche che oltre ad essere un target interessante nell’immediato, può rappresentate una miniera ineasuribile per garantire la lunga vita al mondo del turismo organizzato.

LA CAMPAGNA #VENEREITALIA23 SCAPIGLIA LETTERALMENTE

Una campagna per la prima volta semplice ma non semplicistica che non usa linguaggi alti, inarrivabili o impossibili che spesso tagliano fuori o addirittura allontana fette di mercato interessanti come la miniera d’oro della generazione Z.

Una campagna che non crea aspettative rispetto ad una bellezza che è difficile da racchiudere in un messaggio pubblicitario moderno capace di catturare.
L’itala è plurale, il suo Patrimonio è immenso, denso, difficile, articolato e carico di significati più che di materia, dunque non affatto facile da comunicare sopratutto con la velocità che la comunicazione di oggi impone.
La comunicazione di pochi istanti deve attrarre immediatamente per portare l’attenzione su un Patrimonio come quello italiano che vive di luce propria e necessita solo di essere proposto, comunicato, organizzato, sintetizzato e attualizzato per poterlo vendere e metterlo finalmente a valore.

Sei ci pensiamo, abbiamo provato con tanti personaggi famosi a promuovere l’Italia e le nostre regioni ma pochissime volte questi tentativi sono riusciti a trasformarsi in flussi turistici significativi rispetto all’investimento prodotto (con soldi pubblici).

Lasciamo stare i casi di falso in questi esempi come ad esempio VIP originari della regione X che invitano a visitare la regione Y con lo slogan “Vieni nelle mia Regione” o artisti d’oltreoceano che in 30 secondi di spot si spacciavano come habitué e profondi conoscitori della regione Z quando l’hanno vissuta per il tempo di girare lo spot o poco più.

Alla fine solo i numeri ci diranno veramente se la Venereitalia23 sarà efficace in termini di messa a terra della campagna “Open to meraviglia”.

Intanto meravigliamoci nel bene e nel male per la campagna e per il magnifico Patrimonio che ci circonda.

Uno spot intramontabile: I grandi Pennelli Cinghiale

C’è uno spot che gira in tv da 45 anni e ancora buca perfettamente gli schermi facendo tremare le regole della comunicazione moderna.

E' quello dell'enorme pennello cinghiale sulle spalle del simpatico imbianchino in bicicletta nella caotica Milano degli anni ’70.

Un caso da manuale del marketing e della comunicazione televisiva che porta i 15 secondi di pellicola originale dal tubo catodico ai led tv, rilanciato nell'agosto 2020 sulle reti Mediaset.

L’azienda Pennelli Cinghiale Spa ha provato a cambiare lo spot, ma la nuova versione poco funzionava e allora perchè chiudere l’originale -ben fatto- nell’archivio aziendale?

La semplicità del messaggio e la sua composizione si rivelano i punti di forza e mai come in questo caso l’investimento in pubblicità realizzato dall’azienda a metà anni ’70 è strapagato!

Un bellissimo esempio anche di come utilizzare un pezzo di storia aziendale capace di rimandare subito il consumatore di ogni epoca alla credibilità che il brand ha costruito nel corso del tempo perseguendo i suoi valori.

Padre di questo capolavoro di semplicità, immediatezza, sintesi del messaggio, forza comunicativa è il creativo Ignazio Colnaghi ideatore anche degli spot Negroni (quello con il jingle «Le stelle sono tante...»), Galletto Vallespluga, ... e soprattutto ideatore e voce storica di Calimero.

104235677-35a447a6-6e7e-4658-8d42-f5c474bd4e48jpg

Attore protagonista è il simpatico caratterista Vincenzo De Toma che con questo spot è diventato per tutti noi l’imbianchino d’Italia ritrovandolo, con vari ruoli, in molte commedie all’italiana tra il 1963 e il 1992 al fianco del suo amico Adriano Celentano.

Mentre il volto del vigile è un’anonima comparsa doppiata da Carlo Bonomi anche lui voce di Calimero.

Gli appassionati di spot tv vintage lo considerano un pezzo da 90 che pur non brillando nelle classifiche di visualizzazione sul canale YouTube spot80.it si aggiudica il primato di essere l’unico ancora utilizzato in TV.

Il celebre spot ha anche valicato i confini della pubblicità televisiva ed è stato inserito in un film di Teo Teocoli, in trasmissioni, articoli, citazioni e addirittura parafrasato da Rocco Siffredi in uno dei suoi film per esaltare la "potenza" …del pennello di cinghiale.

La Pennelli Cinghiale spa di Cicognara Viadana in provincia di Mantova, viene fondata nel 1945 dal Commendator Alfredo Boldrini ed oggi è guidata dalla terza generazione tutta “rosa” che vede in prima linea la figlia Catiuscia Boldrini e le giovani nipoti del fondatore Clio ed Eleonora Calavalle.

L’azienda è parte di quella bella storia italiana dove territorio, comunità e imprese sono diventate identità.

In questo caso il distretto del pennello e della scopa, nato a fine ‘800 tra il Viadanese e il Casalasco, è lo scenario dove saggina, setole di cinghiale, tecnica, innovazione e intraprendenza hanno costruito un bellissimo esempio di industria di provincia ma leader nel mondo.
Lo spot più celebre e forse meglio realizzato della televisione italiana ha fatto conoscere questa piccola grande realtà del Made in Italy.

© Alessandro Carlorosi

109115795_1641103979382685_5924338229100645584_ojpg